LE NUOVE ARCHITETTURE SOCIALI DEL MONDO POST PANDEMICO
architetture sociali

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“Non credere mai di essere indispensabile o infallibile. I cimiteri del mondo sono pieni di uomini indispensabili…”
Donald Rumsfield featuring Charles de Gaulle

Di Angelo Deiana

Non si potrà tornare indietro dalla strada di potere delle reti che abbiamo intrapreso da tempo e che è stata fortemente accelerata da 15 mesi di pandemia. E non stiamo parlando solo delle reti digitali: le reti di scambio e collaborazione tra esseri umani sono sempre reti, anche quando operano attraverso supporti non tecnologici e esistono da sempre.

La domanda provocatoria potrebbe essere: stiamo diventando noi stessi una rete? Anche in questo caso, probabilmente lo eravamo già: il nostro corpo è fatto di reti (cardiocircolatoria, respiratoria, nervosa, neuronale). Ma adesso lo siamo di più perché oggi una parte di noi vive sul Web. Ognuno di noi può avere contemporaneamente un libro sotto il naso, la televisione accesa, musica nelle cuffie, l’e-mail in un angolo del computer, Facebook aperto e Whatsapp sullo smartphone. Alla fine, la vita reale non è altro che un’altra finestra aperta sul mix di mondi, sul multiverso globale che tutti noi viviamo quasi costantemente.

Ma c’è di più. Questa capacità di mutare che tutti noi stiamo apprendendo ci trascina verso un’altra riflessione: le reti digitali possono sperimentare e simulare qualsiasi cosa più facilmente di altri media (e di altri tipi di interazione umana diretta). Sul web si possono sperimentare nuove forme di governo o di collaborazione, e quando un esperimento non produce i risultati sperati, si passa a uno nuovo.

E’ una delle innovazioni più sottovalutate della nuova era delle Reti perché questa tolleranza al rischio e al fallimento produce due effetti: in primo luogo, il sistema si sposta più velocemente verso idee utili/funzionali in una logica di sperimentazione per approssimazioni successive. In secondo luogo, quelle stesse idee possono essere riportate anche nel mondo reale sulla base del successo che hanno avuto nel mondo digitale.

E’ questa una delle basi portanti delle nuove architetture sociali generate dall’economia delle piattaforme. Gli esempi sono tanti perché rendere la conoscenza economica e mobile è un’impresa che può produrre esiti sorprendenti, Il web vrà senz’altro reso più semplice la comunicazione nel periodo pandemico, ma ha avuto un ruolo ancora più decisivo nella creazione di una serie di trading algoritmici ad alta frequenza, che hanno generato innovazioni totali sui mercati finanziari.

Può questo strano mix evolutivo tra visione di lungo termine e approssimazioni di breve periodo guidare il progresso futuro? Forse sì, per un motivo molto semplice: perché riesce a rendere democratico o meno costoso il controllo dell’informazione. Quando l’informazione è costosa, e disponibile solo in quantità limitata, gli individui, o i gruppi più ricchi e potenti, hanno quasi sempre a disposizione monopoli o rendite di posizione per influenzarne la circolazione.

Ma quando la conoscenza è economica e abbondante, è vero che va vagliata da processi reputazionali ma, comunque, le barriere all’accesso si abbassano. Il processo di democratizzazione e di competizione collaborativa non produce sempre risultati immediati, ma il numero di persone che creano e condividono contenuti grazie all’utilizzo massiccio delle Reti è aumentato in maniera esponenziale. E con esso, il livello medio di consapevolezza del mondo.

I difensori di una competizione diversa, la competizione antagonista, spesso pongono l’accento sull’ordine “naturale” della competizione stessa, basandosi su una libera interpretazione della “sopravvivenza del più adatto” postulata da Darwin. Ma, come Darwin stesso aveva compreso e come affermano i più grandi biologi del nostro tempo, le reti di collaborazione e di scambio aperto hanno sempre avuto un ruolo centrale nel progresso evolutivo.

Ecco perché le nuove tecnologie ci hanno prima aiutato a comprendere in che modo queste Reti possono funzionare, e poi avere fiducia in sistemi che, prima del successo di Wikipedia o Facebook, potevano sembrare fantasie utopistiche.

La Rete aiuta a immaginare metodi nuovi e radicali (il crowdfunding, le democrazie liquide, il trading algoritmico, eccetera), ma soprattutto ci aiuta a costruirli e a farli funzionare attraverso percorsi alternativi che arrivano all’obiettivo come arriva l’acqua che, se trova un ostacolo o un muro, non si ferma ma si insinua, si alza, oppure si interra con un movimento carsico. E, prima o poi trova comunque la sua strada, aggirando qualsiasi barriera.

La moderna organizzazione delle grandi imprese e dei governi centrali ha spesso trascurato i canali alternativi per il flusso delle decisioni e delle informazioni. In questo modo, abbiamo creato una società basata su consumi passivi ed inconsapevoli, grandi gerarchie spesso autoritarie, linee di pensiero dritte come autostrade nel deserto e, per questo, controllabili in maniera centralizzata.

Tutto questo ci sembrava l’unico mondo possibile solo perché non riuscivamo ad immaginarne un altro. Ora possiamo farlo. Ed è un futuro diverso, talmente diverso che ci può portare altrove.

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