Prossimi passi per rinnovare il sistema sanitario italiano

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Di recente sono stati messi in risalto i punti di forza e di debolezza del sistema sanitario del nostro Paese. Assieme alle sfide, la crisi degli ultimi mesi ha generato al contempo un’unica opportunità di rinnovamento del mondo Healthcare. In questo momento è necessario investire le risorse e impostare una strategia definita per affrontare il futuro con un obiettivo prioritario: riqualificare le strutture sanitarie in modo da attuare per tempo le necessarie innovazioni di processo e di sistema, trasformando i modelli di servizio.

di Fabio Fioravanti

Le sfide più grandi per il sistema sanitario: i macro-trend e le dimensioni da “aggredire”

La pandemia esplosa nel nostro Paese e in tutto il globo, a inizio del 2020, ha messo a dura prova il sistema sanitario nostrano, facendo emergere problematiche legate alle procedure e ai servizi offerti e soprattutto al “combinato” fra queste due.

Già a seguito della crisi finanziaria del 2008 era stato avviato un processo di razionamento della spesa pubblica: sebbene ciò abbia contribuito alla tenuta dei conti dello Stato, tuttavia ha comportato una riduzione dell’investimento nello sviluppo innovativo dei servizi sanitari e socio-sanitari.

Oggi più che mai, in un momento di crisi mondiale sanitaria, appare necessario far fronte all’obsolescenza di alcuni modelli di servizio offerti, rinnovando procedure e processi, mutando il mix delle competenze dei soggetti, riqualificando i sistemi e “redistribuendo le responsabilità” fra i vari stakeholders del sistema.

Per avviare il processo di trasformazione del sistema occorre, innanzitutto, individuare le necessità emergenti della società e determinare le carenze dei servizi correnti. In primo luogo, bisogna considerare che, negli ultimi anni, la popolazione italiana è invecchiata e che continuerà ad invecchiare, come si evince dai dati Istat, che mostrano un calo previsionale della popolazione italiana da circa 60,4 milioni nel 2019 a circa 54,2 milioni nel 2065. Inoltre, si prevede una riduzione della popolazione attiva (tra i 15 e i 64 anni) di circa il -23%, mentre quella anziana (più di 65 anni) subirà una crescita di circa il +20% nello stesso periodo.

Dai dati si evince, quindi, che la sostenibilità del nostro sistema sarà legata alla capacità di adeguamento delle infrastrutture, delle abitudini e dei servizi ai bisogni degli anziani. Questa considerazione necessita di particolare attenzione nel processo di rinnovo del sistema, in quanto, stando alla classifica dell’Hartford Aging Index, l’Italia è risultata quattordicesima su diciotto paesi in tema di capacità di adeguarsi ai bisogni degli anziani. In particolare, si è collocata all’ultimo posto nella classifica in tema di equità, mentre è arrivata diciassettesima in tema di produttività e coinvolgimento degli anziani e nei processi di coesione sociale.

Pertanto, è fondamentale pensare a nuove forme di assistenza che vadano non solo a curare i problemi fisici degli anziani, ma anche a migliorare le loro condizioni di autonomia e integrazione sociale.

Un’altra grande emergenza emersa durante la pandemia è stata rappresentata dalla carenza di risorse umane nel settore sanitario. Tale insufficienza non è solo un problema italiano; secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2020 l’offerta di operatori sanitari sarà inferiore alla domanda di circa 18 milioni.

I dati Eurostat e il rapporto OASI suggeriscono che, in Italia, gli infermieri costituiscono la categoria sanitaria in maggior carenza, con un rapporto di circa 13 infermieri ogni 1000 abitanti (meno della metà del rapporto in altre nazioni comparabili). Si aggiunga il fatto che l’Italia si colloca al primo posto per incidenza di medici sopra i 55 anni, e che un numero sempre maggiore di operatori sanitari presenta domanda di assunzione all’estero, soprattutto tra i giovani neolaureati.

Tutto questo porta ad una situazione di impossibilità di far fronte alle esigenze assistenziali del nostro Paese, basti pensare al numero di famiglie che cercano un badante per un anziano, e all’offerta che arriva prevalentemente dal mercato irregolare, anziché da providers di assistenza domiciliare regolari. Da ciò emerge l’importanza di un ridisegno del sistema, nonché delle competenze e delle responsabilità per far fronte al cambiamento delle necessità di assistenza del Paese.

Infine, occorre considerare altri due aspetti che possono porre una sfida allo sviluppo del sistema sanitario: la “burocrazia sanitaria”, la semplificazione amministrativa e la motivazione del personale.

Per quanto riguarda il primo aspetto che di per sé è fondamentale, in quanto garantisce la corretta esecuzione di procedure e processi interni nel mondo del Public Healthcare. Tuttavia, quando la burocrazia, da meccanismo di controllo, diventa il fine delle azioni, rischia di ostacolare lo sviluppo e la crescita del sistema, invece di favorirla.

La motivazione del personale, d’altro canto (sembra banale ripeterlo!) è il motore principale del successo di qualsiasi struttura: che sia pubblica o privata, ed è fondamentale che i lavoratori si identifichino all’interno di un progetto con un obiettivo condiviso, in quanto tale motivazione dà adito ad una maggiore efficienza nel raggiungimento dei risultati e una continua tensione verso il miglioramento personale e della macchina organizzativa in cui si agisce.

5 step per rinnovare e rendere sostenibile il sistema sanitario

Alla luce delle suesposte “problematiche” e dei trend del sistema sanitario corrente, è possibile identificare cinque stepdi sviluppo”, o passi, da seguire per rinnovare e garantire sostenibilità al sistema sanitario nei prossimi lustri.

  • Anzitutto, occorre trovare il coraggio di pensare alla realizzazione di progetti ambiziosi, innovativi, con un nuovo approccio di coinvolgimento diretto di tutti i membri del “team” e/o stakeholders che ne fanno parte. I dati mostrano un sostanzioso calo dei dipendenti del sistema sanitario; inoltre, infermieri e medici tirocinanti spendono tra il 15% e il 18% del tempo in attività non essenziali di carattere burocratico, come dimostrato da uno studio dell’OECD. Per migliorare l’efficienza del sistema è necessario ottimizzare l’impiego delle risorse e incentivarle con modalità di lavoro e apprendimento innovative. A tale scopo, occorre creare un progetto con una mission chiara in cui si possano riconoscere tutti gli stakeholder coinvolti e che permetta di immedesimarsi in un sistema reale e concreto. In questo modo, da un lato si lavorerebbe per obiettivi, con risultati misurabili in tempi brevi; dall’altro, si avrebbe la possibilità di crescere da un punto di vista professionale e di apprendimento (soprattutto per i tirocinanti) attraverso modalità di lavoro interattive ed efficaci, come il metodo c.d. learning-by-doing.

Un’altra interessante dimensione da indagare che si lega a questo “step di sviluppo” è quello legato ai PPP in ambito Healthcare. Questa dimensione permette di “pensare in grande” e reperire risorse dal Private Sector permettendo di ragionare su progetti ambiziosi e di largo impatto innovativo (ad es. Partnership Pubblico Privato per gli investimenti in tecnologie sanitarie).

  • Il secondo passo consiste nel coinvolgimento del paziente nella gestione e nella cura della propria persona. Occorre rafforzare l’empowerment dell’utente in maniera decisa, la sua propensione alla consapevolezza e all’educazione sanitaria.

Numerosi studi supportano la teoria che pazienti coinvolti direttamente nella gestione della propria salute ottengono risultati migliori di pazienti meno attivi in tale ruolo. Pertanto, è necessario ripensare il sistema attuale, in cui il paziente viene coinvolto il meno possibile nel processo di cura (essendo ritenuto un “ostacolo” rispetto all’output, senza debitamente considerare l’outcome di processo) e renderli invece partecipi delle scelte che li riguardano, attraverso un percorso di educazione, informatizzazione e accompagnamento nei processi e nelle decisioni.

  • A fare da tampone all’insufficienza del personale sanitario nella cura degli anziani troviamo sempre più importante la figura dei caregiver, che si compone soprattutto di figure familiari che si adoperano per occuparsi, in parte o completamente, dei bisogni dei propri cari anziani. Queste figure, sebbene siano di vitale importanza all’interno del sistema sociale, non sono riconosciute formalmente nel ruolo che ricoprono e, pertanto, non sono tutelate né gestite dal sistema in alcun modo. Questo vulnus normativo non è di ineluttabile approfondimento solo per una forma di tutela verso queste figure, ma anche per una loro piena espletazione e per uno sfruttamento delle potenzialità di queste.

Considerate le premesse sull’invecchiamento della nostra società e la crescente carenza di figure sanitarie, non è assurdo pensare che i familiari possano fungere in gran parte da risposta alla domanda di assistenza agli anziani, in qualità di caregiver, qualora venissero valorizzati, attraverso attività di formazione, forme di tutela e di sostegno.

  • Un ulteriore passo per lo sviluppo e la sostenibilità del sistema sanitario si ritrova ovviamente nel concetto di “innovazione” stesso, nelle sue diverse forme e accezioni:
  • Innovazione “istituzionale”
  • Data Innovation
  • Innovazione delle tecnologie
  • Innovazione organizzativa e dei servizi

In prima battuta, è auspicabile una innovazione del sistema istituzionale e giuridico, che favorisca lo sviluppo dei processi gestionali e assistenziali, che riduca le tempistiche legate agli aspetti “burocratici” non essenziali e che agevoli l’introduzione di modalità di lavoro più smart e digitalizzate (si pensi alla telemedicina, all’utilizzo di robot etc.).

In secondo luogo, un’innovazione nell’utilizzo degli strumenti odierni di raccolta dati, al fine di utilizzare strumenti di big data e analytics per la condivisione e l’utilizzo delle informazioni (tema assolutamente dirimente), garantendo al contempo la sicurezza e salvaguardia della privacy. In un mondo interconnesso, innovazione significa capacità di utilizzare gli strumenti tecnologici (es. Cloud Healthcare e altre strumentazioni di info sharing) per anticipare i bisogni di cura della popolazione.

Innovazione non significa, infine, mero approfondimento sulla creazione di prodotti finali; piuttosto, innovare vuol dire cambiare anche i modelli di servizio offerti, in cui provider pubblici e privati collaborano per studiare il fabbisogno della popolazione, misurano gli impatti generati dagli strumenti che mettono a disposizione e disegnando assieme politiche sanitarie future, alla luce dei risultati desiderati.

  • In ultimo, ma non per importanza, è necessario compiere un passo fondamentale verso il rispetto per l’ambiente, che in accezione “healthcare” ha conseguenze dirette sulla salute dei cittadini. Le aziende sanitarie hanno non solo il dovere di svolgere la loro parte nel processo di salvaguardia dell’ambiente, ma l’obbligo morale di fornire l’esempio, in quanto aziende pubbliche di interesse pubblico, la cui mission e responsabilità consiste proprio nel prendersi cura della salute degli individui. Questo, oltre che presentare un impatto diretto sulla salute, stimolerebbe anche il commitment e il coinvolgimento degli stakeholders (dalla politica financo ai dipendenti delle AO), che si riconoscerebbero parte di un progetto con un impatto diretto e reale per il benessere della comunità.
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