Etiopia: sfida cruciale per il governo

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Per chi fa analisi degli scenari a rischio, l’Etiopia è un sorvegliato speciale da alcuni mesi.

Di Graziella Giangiulio e Antonio Albanese

Il sette ottobre si è sancita la rottura finale tra il governo centrale e la regione del Tigray con il taglio dei fondi alla regione del Tigray settentrionale, decisione così commentata da Getachew Reda, portavoce del TPLF, Tigray People’s Liberation Front, ed ex ministro delle Comunicazioni nazionali, all’AFP «una decisione illegale di un organismo illegittimo« e «equivalenti a una dichiarazione di guerra».

La House of Federation, la camera alta del parlamento, in precedenza aveva respinto le elezioni regionali definendole “nulle”.

Il presidente della Camera della Federazione, Adem Farah alla stampa il sette ottobre tuonava: «La Camera della Federazione ha annunciato che l’assemblea regionale del Tigray formata illegalmente e il gabinetto non hanno basi legali, quindi non riceveranno alcun sostegno finanziario».

Il Tigray avrebbe dovuto ricevere sussidi dal bilancio federale per un totale di 10,4 miliardi di birr etiopi (circa 281 milioni di dollari) per l’anno fiscale in corso. Non si sa quanti di questi sono stati tagliati.

Non solo Farah ha annunciato il taglio di ogni comunicazione con i funzionari della regione. Non solo, l’Etiopia avrebbe dovuto tenere le elezioni nazionali ad agosto, ma l’organo elettorale del paese ha stabilito a marzo che tutte le votazioni avrebbero dovuto essere rinviate a causa della pandemia di coronavirus per un anno mantenendo in carica dunque l’attuale leader salito al potere nel 2018.

I leader del Tigray hanno respinto l’estensione dei mandati politici e hanno detto che Abiy non ha più un mandato, hanno votato e eletto i loro rappresentanti al parlamento il 9 settembre, il presidente ha dichiarato questi rappresentanti illegali.

Sempre all’AFP Wondimu Asamnew, capo dell’Ufficio di collegamento per l’amicizia del Tigray, ha detto che i tagli alla regione erano «totalmente inaccettabili e pericolosi» e ha suggerito che potrebbero mettere a repentaglio il futuro ruolo della regione in Etiopia.

«Le conseguenze sono molto, molto gravi», ha detto, aggiungendo che una risposta formale da parte del Tigray sarebbe arrivata «in un periodo di tempo molto breve».La regione del Tigray propende per un’autonomia ma ora si prospetta, se non si troveranno delle soluzioni una guerra per l’indipendenza.

 
La risposta del Tigray alla decisione del governo non si è fatta attendere: da inizio settimana sulla social sfera etiope si è riscontrato un incremento delle notizie che provenivano da Mekelle/Makallè: scontri.

Secondo account locali, l’Etiopia ora, sta affrontando la principale sfida del proprio nuovo corso storico tra le violenze interne, lo scontro tra governo federale e regione del Tigray, una transizione politica precaria, il coronavirus e il problema della diga GERD con Egitto e Sudan.

Ed ecco gli attori stranieri da tener d’occhio insieme alla Cina per capire quanto importante può diventare lo scontro interno etiope e se non chiuso in breve termine può portate il paese in una nuova guerra civile e etnica. 


A partire da martedì sera tre novembre, mentre l’Europa era terrorizzata per quanto accadeva a Vienna, sono stati segnalatiscontri tra le forze dell’esercito nazionale etiopico e le forze di sicurezza del Tigray con armi pesanti in periferia di Mekelle/Makallè con i servizi telefonici e internet interrotti nella regione. È quindi iniziato lo scambio di accuse con il Premier Abiy che ha indicato che l’attacco alla base militare in periferia di Makallè da parte delle forze locali rappresentava l’attraversamento della “linea rossa”.

Quindi è stato dato all’esercito l’ordine di sequestrare artiglieria e equipaggiamenti militari alle forze locali.

Dall’altra parte le forze del TPLF hanno accusato ovviamente l’esercito di aver sparato per primo. 
Di fatto secondo la social sfera locale, sembra essere iniziata la resa dei conti visto che da tempo non corre buon sangue tra le milizie locali e le forze governative.

Il problema è essenzialmente etnico, in un paese dove la struttura federale permette ai governi degli stati federali di costituire milizie su base etnica locale.

Ora però, da qualche parte sono arrivati i soldi, ed è arrivato il momento dello scontro tra le milizie tigrine locali e l’esercito del comando del nord basato principalmente su etnie Amhara e Oromo, posto a guardia della regione storicamente in funzione anti eritrea al confine nord.

Circa metà dell’esercito etiopico è nella zona. Come sottolinea un account locale, le forze di sicurezza del Tigray sono bene armate con carri armati, artiglieria e MLRS, ma non possiede arma aerea e solo qualche vecchia anti aerea. Sta di fatto che tra martedì e mercoledì della scorsa settimana, l’esercito ha ricevuto luce verde per un’operazione militare contro TPLF,  dopo l’attacco a base nel Tigray.

Appena dopo l’annuncio del premier di attaccare le TPLF, internet è stato spento in Etiopia. Si posta una prima mappa del Tigray.Più per propaganda che per reali eventi, le TPLF hanno annunciato che l’intero comando nord dell’esercito etiopico ha disertato nei suoi ranghi, se fosse vero uomini e armi sono passate dall’esercito al TPLF.

La diserzione sarebbe avvenuta secondo le TPLF per scontri interni per differenze etniche, ma successivamente la notizia è stata smentita. Nel frattempo mercoledì sono stati riportati scontri tra TPLF e l’esercito che avanzava verso Dansha, ovest del Tigray, e a Raya Azebo, sud est del Tigray.

 Sono quindi iniziate ad arrivare le prime dichiarazioni riguardo allo scontro con il Presidente della regione etiopica del Somali, Mustafe Mohamed Omar, che ha affermato il supporto alle operazioni dell’esercito nel Tigray. Dal canto suo, l’ambasciata americana a Addis Abeba ha chiamato alla fine del conflitto nel Tigray. 


L’Alto Rappresentante per la politica estera europea, Josip Borrel, ha dichiarato che l’escalation militare in Etiopia apre scenari preoccupanti per la stabilità nel paese e tutta la regione e per tale motivo è necessario ridurre la tensione.

Per sicurezza la Ethiopian Airlines ha deciso di sospendere i voli per quattro destinazioni nel Tigray per via dei possibili scontri: Gondar, Makallè, Shire e Axum. Anche i voli su zone limitrofe come Bahir Dar.Nel frattempo è continuata l’escalation.

Nonostante il lockdown di internet, sono arrivate limitate informazioni che indicano che le forze governative hanno ricevuto l’ordine di avanzare contro le milizie del TPLF con le altre regioni supportano le operazioni del governo. 

Giovedì 5 novembre il Premier etiopico Abiy ha smentito la Tigray TV sulla defezione del comando del nord nelle fila del governo del Tigray, che quindi è rimasto nelle fila del governo etiopico.

Quindi è stato imposto lo stato di emergenza nel Tigray. Da ora in poi le forze governative potranno usare molti poteri per disarmare le forze di sicurezza, tra cui polizia, imporre coprifuoco e restrizioni, e effettuare detenzioni individuali.

Inoltre, l’Eritrea ha dispiegato centinaia di uomini al confine con il Tigray e ha chiuso parzialmente i confini per paura dell’arrivo in massa di centinaia di migliaia di civili.

Migliaia di uomini sono stati mobilitati da entrambe le parti negli scontri e l’esercito etiopico prevede di lanciare pesanti attacchi a breve. Quindi, si è capito come l’esercito sia iniziato ad avanzare e le forze dell’Amhara (ormai esercito) hanno preso Wolkait Tegede nel nord ovest del Tigray.

Fonti anti tigrine hanno affermato che le TPLF sono state messe in rotta dal confine con il Sudan e le forze etiopiche che sono in gran parte dell’Amhara avanzano su Humera. Sono stati segnalati duri scontri a Tsegede, nel nord ovest del Tigray, con pesanti perdite per le TPLF che però oppongono una dura resistenza. 


Un account locale ha smentito le defezioni del comando nord perché le forze dispiegate nel Tigray da decenni per il conflitto con l’Eritrea sono al 90% Ahmara o Oromo. LeTPLF hanno provato a prendere armi nelle basi, ma l’esercito è in controllo della situazione.

Un altro account locale ha riportato molte false notizie sugli scontri, ma ironicamente ha riassunto che essenzialmente non tutte le TPLF si sono arrese all’esercito eritreo e le TPLF non stanno lanciando un’offensiva su Addis Abeba. Quindi rimangono molto frammentarie le indicazioni di come si stia sviluppando lo scontro.

Nel pomeriggio di giovedì l’esercito etiopico ha annunciato di aver preso controllo del confine con il Sudan catturando diversi villaggi come Humera e Dansha.

Non si hanno conferme con internet e rete telefonica fuori uso. Il sei di novembre l’esercito etiope ha bombardato i siti militari ed è iniziata la migrazione dei civili. 

Nel fine settimana le forze dell’esercito etiopico sono continuate ad avanzare prendendo Shiraro con l’obiettivo di Shire per poi stringere l’assedio su Makallè.

Nell’ovest si è assistito ad una serie di attacchi e contrattacchi con una linea del fronte difficile da identificare, vista anche la morfologia del terreno (tra montagne e alti piani) che favorisce la guerriglia.

Di fatto però l’esercito ha sicuramente messo in sicurezza il confine con il Sudan.

Dal canto loro le TPLF hanno abbattuto con un vecchio S-125 un aereo dell’esercito (da chiarire se un MiG-23 o Su-25) che bombardava la zona di Makallè. La sensazione è che l’esercito stia vincendo, ma di sicuro la farà con un costo di vite da entrambi i lati elevato.

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